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DITEMI CHE NON SIETE COSI' IN TANTI ...

16.02.2025 |
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"Erika fu sconvolta dalla notizia del titolo di reginetta del villaggio e delle foto diventate, suo malgrado, di dominio pubblico..."
Enrico ed Erika arrivarono al villaggio turistico il sabato mattina, dopo aver viaggiato tutta la notte. Era lo stesso villaggio dell’anno prima ed erano tornati perché si erano trovati molto bene. Erika aveva qualche dubbio sul ritorno in quel villaggio perchè non aveva rivelato ad Enrico le sue scapptelle. Lì Erika aveva avuto la sua prima esperienza con un altro uomo da quando era fidanzata. Esperienza non cercata, che l’aveva colta di sorpresa e che si era poi ripetuta, con persone diverse, durante l’autunno, l’inverno e la successiva primavera. Tutte esperienze esaltanti sul momento, ma che poi le avevano procurato dei forti sensi di colpa. Aveva fatto sesso con dieci ragazzi diversi e con tutti era stato splendido. Dopo ogni singola esperienza, nonostante Enrico non l'avesse mai scoperta, si era sempre ritirata nella sua sofferenza per aver tradito la fiducia del suo grande ed unico amore, così bello e dolce e così premuroso nei suoi confronti. Enrico proprio non meritava una zoccola come lei; si ripeteva spesso. Sì, Erika si era sentita una vera zoccola e anche se spesso aveva addebitato le ragioni del suo comportamento alla passione di Enrico per il calcio, alla fine era sempre stata costretta ad ammettere che Enrico non meritava quel trattamento. Per questa ragione aveva infine acconsentito a tornare il quel villaggio perché era davvero ben organizzato e pieno di strutture sportive che riempivano di gioia il cuore del suo fidanzato. Gli aveva fatto promettere che avrebbe passato un po’ di tempo anche con lei e non solo con gli istruttori sportivi e, ringraziando la sua buona stella che le aveva permesso di non essere scoperta, si era ripromessa di non cadere più in tentazioni.Al check-in, con Enrico preso dalle mille indicazioni di tornei sportivi e lezioni di nuovi sport, Erika si era guardata intorno sperando che Marco, l’animatore che l’anno prima era riuscito a farla cedere, non fosse più presente. Aveva notato con piacere che il personale era completamente rinnovato e l’offerta di attività e divertimenti era almeno raddoppiata. Si era invece accorta di essere al centro dell’interesse dei numerosi uomini che passavano dalla reception. Erano, di certo, animatori e istruttori perché i turisti come lei erano certamente quelli che apparivano distrutti dopo una notte in viaggio. Non poté fare a meno però di notare una luce abbagliante negli occhi degli animatori, alcuni dei quali si spinsero fino a presentarsi per darle il loro benvenuto, senza peraltro perdere quella strana luce negli occhi. Di certo, pensò, staranno facendo una gara a chi scopa più turiste, com’era successo l’anno prima. Erika ricordò a se stessa la promessa che si era fatta, di rimanere fedele ad Enrico. Sarà facile, si disse, perché io sono innamorata e non desidero che lui, si ripeteva calzando i suoi occhiali da sole per assumere un’aria di superiorità.
Poco dopo raggiunsero il loro bungalow per sistemare le loro cose. Enrico fu velocissimo, infilò la porta e, mentre scappava via, le gridò: Ci vediamo in spiaggia. Vado a vedere il programma della settimana.
Erika, con calma, finì di sistemare le valige, si diede una rinfrescata sotto la doccia e si avviò lentamente verso la spiaggia. Lungo la strada la salutarono tutti gli animatori che la incontravano e le facevano sempre un sacco di complimenti. Si fermò con tutti, con educazione e cordialità, anche se la cosa cominciava a suonarle strana.
Erano tutti molto simpatici ma era altrettanto chiaro che a lei era riservato un comportamento particolare. Si fermò al bar per il caffè di mezza mattina. Si ricordò che nel bar del villaggio facevano un ottimo caffè freddo con un po’ di granita e, a richiesta, era possibile avere anche un pò di panna montata. Al bar trovò l’unica persona reduce dall’estate precedente: una ragazza alta e un pò "in carne", sempre sorridente e gioviale. La ragazza la riconobbe subito e la accolse con un grande abbraccio e offrendole un caffè freddo. Si fermò un attimo a sorseggiare il caffè e a chiacchierare con la barista. Seppe che l'animatore che era riuscito a scoparla l’anno prima aveva riempito il villaggio di sue fotografie che mettevano in luce le sue forme e che l'avevano fatta diventare la beniamina del villaggio al punto di essere eletta “reginetta” dell’anno. Si trattava di una gara per premiare simbolicamente gli animatori del villaggio che a fine stagione votavano la turista più figa, quella che aveva fatto sbavare più uomini, a giudizio insindacabile degli animatori che si basavano sulle foto disponibili.
Erika si affrettò a chiedere se le foto fossero ancora in giro. La risposta la tranquillizzò. Erano rimaste di pubblico dominio fino all’inizio della stagione quando si era costituita la squadra dei nuovi animatori e istruttori che avevano rimesso in funzione il villaggio.
Non posso sapere – continuò la barista – se qualcuno le abbia conservate, ma di sicuro di esposte nel villaggio non ce ne sono più.
Non mi sembra bello ciò che ha fatto Marco - disse alla barista - spero che sia stato licenziato.
No, non è stato licenziato. Anzi. L’hanno pregato di tornare a lavorare. Marco era il beniamino delle turiste e aveva vinto la gara tra gli animatori a chi scopa più turiste. Molte turiste tedesche, nel partire, avevano detto che l’anno dopo sarebbero tornate solo se avessero trovato ancora Marco l'anno successivo. Non dirmi che c’eri cascata anche tu - le chiese la barista. Tu non sei una che passa inosservata, per come ho sentito raccontare su di te, sei una che fa resuscitare i morti.
Ci ha provato – mentì Erika, contenta di avergli dato un bel colpo basso – ma io ero e sono tuttora follemente innamorata di Enrico e a Marco gli ho dato quel che meritava.
Bene! Ne sono felice, concluse la barista.
Erika fu sconvolta dalla notizia del titolo di reginetta del villaggio e delle foto diventate, suo malgrado, di dominio pubblico. Fortunatamente non ce n’erano più in giro e Enrico non avrebbe potuto vederle, ma questo spiegava perché avesse riscosso tanta simpatia fin dall'arrivo al villaggio. Erika si convinse che il suo comportamento quell’anno sarebbe stato irreprensibile per non dare a nessuno l’opportunità di combinarle un altro scherzo.
Arrivò in spiaggia. Anche il bagnino era nuovo, ma anche lui l’aveva riconosciuta e cominciò subito con provocazioni non troppo velate che Erika liquidò senza problemi. Fino ad allora era riuscita a tenere la situazione sotto controllo. Più tardi arrivò Enrico felice come una pasqua. Si era iscritto a tutti i tornei e non vedeva l’ora di cominciare. Erika ne fu un po’ delusa: "Avevi detto che mi avresti dedicato un po’ di tempo – si lamentò – e invece mi lasci sempre sola".
Non preoccuparti, amore – rispose Enrico – la notte la passeremo insieme e ti farò sentire contenta di poterti riposare durante il giorno.
Ok! ora, però, vai a prendere qualcosa da mettere sotto i denti. È già passata l’una ed ho una fame da lupi.
Enrico andò veloce e tornò abbastanza presto con due hot dog giganti e due birre ghiacciate. Non era proprio cominciata con il piede giusto; in fin dei conti doveva essere una vacanza salutista in tutti isensi, penso tra sè e sè Erika. . La fame era tanta che entrambi si addentarono quei giganteschi hot dogs senza troppi problemi. Arrivata circa a metà del panino, presa dai sensi di colpa, Erika eliminò il pane e si concentrò sul wurstel.
Dormirono un po’ sui lettini in spiaggia, poi Enrico si alzò e andò a giocare una partita di beach volley. Erika lo osservò dal suo lettino mentre giocava. Aveva un fisico davvero ben fatto ed era l’invidia di tutte le sue amiche. Si sentì felice di amare un ragazzo così pieno di energia. Era innamorata e considerò quanto era stata stupida a tradirlo nel corso dell’ultimo anno. Ma, si disse, non sarebbe accaduto più.
Al termine dei tempi supplementari della partita di beach volley, Enrico tornò all’ombrellone per riposarsi un po’ prima di una partita di calcetto. Erika aveva rimandato indietro un paio di animatori che, con la scusa di complimentarsi per il titolo di reginetta, tentavano approcci più o meno apertamente.
Aveva preso troppo sole per essere il primo giorno e decise di accompagnare Enrico alla partita e mentre si avviarono verso gli spogliatoi parlarono un pò del più e del meno. Un po’ infastidito di averla così attaccata durante le sue attività sportive, la lasciò che ancora parlava ed entrò negli spogliatoi. Erika un po’ stizzita si girò per tornare al bungalow, ma invece di imboccare la porta di uscita, si infilò dritta negli spogliatoi maschili del campo di pallacanestro.
Non se ne rese conto, ma i ragazzi si accorsero subito di lei. Quando capì che era entrata nel posto sbagliato era già al centro della sala piena di ragazzi che avevano appena finito la doccia.
Guardò fuori attraverso una finestra, unica fonte di luce, che dava sul campo di calcetto dove di li a poco Enrico si sarebbe esibito. Memore della promessa che aveva fatto a se stessa, senza dire una parola, si girò immediatamente per battere in ritirata, ma finì contro una specie di armadio umano che era alle sue spalle. Cosa fai? Ci lasci così? Soli soli ?
Scusatemi, mi sono sbagliata – rispose perentoria Erika – lasciatemi uscire!
Vuoi già lasciarci? Senza nemmeno presentarci? disse uno alla sua sinistra.
Ehi! Io questa la conosco! È la reginetta dello scorso anno disse un altro.
Bè, ma se sei la reginetta, devi comportarti regalmente. Non puoi mica andare via così senza salutare.
Vi prego, lasciatemi andare.
No, no. Andando via ci offenderesti tutti. Ci hanno raccontato che l’anno scorso ne hai fatte di tutti i colori. Ora non puoi andare via così. replicò l’animatore.
In quel momento accadde qualcosa che avrebbe cambiato il corso del pomeriggio. Erika vide con la coda dell’occhio, un ragazzo, alla sua destra, che aveva il cazzo, a riposo, che gli scendeva giù tra le gambe e gli arrivava quasi a metà coscia. Un marziano, disse tra sè e sè. Questa scena le fece perdere secondi preziosi per fuggire e quando ritornò in se, era ormai accerchiata. Il ragazzo con il cazzo lungo saltò su una panca proprio davanti a lei, con la proboscide che ciondolava vistosamente e disse con voce decisa: “Andiamo, non credi che sarebbe il caso di assaggiarlo?
Erika era ammaliata da quel cazzo che era più lungo di qualsiasi altro cazzo che lei avesse mai visto e pensò: Enrico non mi considera molto. È sempre impegnato nei vari tornei di pallavolo e calcetto, e io mi ritrovo sola. Che voglia di prendere questo cazzo fuori serie e stringerlo tra le mani!
È enorme!- disse Erika prendendolo in mano.
Era una ragazza ingenua, innamorata del suo ragazzo, ma ammaliata dalla vista di quel cazzo fuoriserie lo prese timidamente in mano. Provò a spugnettarlo un po’, ma non sapeva come tenerlo e il ragazzo le disse: È troppo secco, sai? Devi un po’ inumidirlo. Prova a prenderlo tra le tue labbra gentili, fallo scivolare giù nella gola fino alle tonsille. Vedrai che si rianimerà immediatamente.
Annuì e la platea dei ragazzi esultò. Prese in bocca il cazzo del ragazzo mentre gli altri la pressavano perché prendesse anche il loro. C’era chi si spugnettava da solo, chi prendendole la mano riuscì a farselo spugnettare, chi le infilò una mano nel reggiseno e chi nelle mutande a cercare il clitoride che ormai era un lago di umori caldi e profumati. Il ragazzo dal cazzo enorme, intanto le teneva ferma la testa con le mani e la scopava con vigore. Erika era eccitatissima. Qualcuno le tolse il reggiseno e molte mani si affollarono su di essi a stringere e torturare i capezzoli. Si sentiva prepotentemente desiderata. Alcune mani le accarezzavano l’interno delle cosce, provocandole una secrezione massiccia degli umori dal suo sesso che le scivolavano lungo le gambe. Qualcuno si accorse degli umori lungo la gamba e diede l’allarme: Sta godendo come una puttana. Forza, forza ragazzi. Le tolsero anche le mutandine del costume e sentì mani smaniose esplorare il suo corpo, ormai pubblico, senza che lei si staccasse dai quei meravigliosi cazzi intorno a se. Sentiva decine di mani che la esploravano, la accarezzavano, le entravano negli anfratti più intimi. Sentiva i suoi seni palpati, accarezzati, stretti e costretti. Qualcuno le strizzava i capezzoli mandandola in un’estasi mistica. Sentiva di aver un potere enorme e ne fu sedotta. Si sentì padrona della situazione.
Erika era in una vera orgia mentre poteva osservare dalla finestra sul campo Enrico che giocava a pallone come un bimbo.
Tutti quei cazzi insieme che la desideravano le fecero perdere il controllo. E fu allora, mentre succhiava un cazzo fuori serie, spugnettava con le mani altri due ragazzotti e altri si segavano davanti a lei, mentre che sentì gli schizzi caldi dello sperma di uno di loro che raggiunsero le sue gambe proprio mentre dalla finestra si vedeva Enrico che stava scendendo in campo. Si sentì un po’ troia, ma una mano caritatevole che le stava sditalinando la passera e i fiotti caldi di sperma che si susseguirono uno dopo l’altro sulle gambe e sui seni ormai scoperti le procurarono una serie di orgasmi a catena. Sentiva due cazzi nelle mani diventare sempre più duri e pulsare all’avvicinarsi dell’eiaculazione. I suoi umori, misti a sperma caldo, e scendevano lungo le sue gambe.
Il ragazzo che le stava scopando la bocca si fermò: Basta bocca. Ora voglio la tua figa!, sfilò l’uccello, scese dalla panca e si mise alle sue spalle e la fece piegare. Tremava di desiderio e continuava a segare i due cazzi che aveva in mano, quando vide, di nuovo Enrico che, per battere una punizione, si era avvicinato alla finestra dalla quale lei poteva vederlo. Ebbe un sussulto e disse a se stessa: Enrico, amore mio, io non volevo, mi hanno obbligato. Ora scappo via, corro da te e tu mi salverai da questa tentazione. In quel momento il ragazzo dal cazzo fuori serie entrò nella sua figa, strappandole un grido di profondo piacere, la afferrò per i fianchi e cominciò a pompare togliendole la forza di fuggire.
Era in preda di bastardi che le scopavano, contemporaneamente, la bocca e la figa. Si alternavano e si davano il cambio appena uno di loro sposato e svuotato lasciava il campo libero. Aveva la figa in fiamme, la mandibola indolenzita, la gola infiammata e poteva vantare una serie interminabile di orgasmi senza soluzione di continuità e trovò la forza di dire un no deciso a chi stava per entrare nella sua figa dilaniata.
Non posso fermarmi – disse l'ultimo ragazzo – è un’ora che aspetto il mio turno, ho il cazzo che mi esplode. Se non posso scoparti la figa, ti farò il culo.
Shy si arrese alle volontà di quell’ultimo amante, si piegò in avanti e, appoggiata al muro, si fece penetrare. Il ragazzo, dotato di un cazzo non troppo grosso ma duro come il marmo, si premurò di renderle meno dolorosa la penetrazione riempiendole di saliva il buco ed entrando lentamente. Erika sentì un dolore lancinante ma non ebbe la forza di gridare, e appena la cappella fu dentro il ragazzo si fermo e le fece riprendere fiato. Poi quando si accorse che il culo aveva accettato il suo cazzo ricominciò a spingere e ad entrare lentamente. Erika sentì un gran bruciore ma anche la delicatezza di quel ragazzo e piano piano il piacere sostituì il dolore. Voglio riempirti il culo del mio sperma caldo disse il ragazzo.
Erika continuava a godere intensamente. Aveva perso il conto di quanti orgasmi travolgenti l’avessero investita e di quanti cazzi avesse masturbato, spompinato e portati a eiaculazione con la propria figa in quell’intenso pomeriggio. E ora l’ultimo stava possedendole il culo, regalandole una marea di piacere. E come una marea che si gonfia e che si alza, sentiva crescere dentro di se un nuovo e intensissimo tsunami orgasmico che in pochi minuti la travolse. E il suo amante era ancora lì che resisteva che le rubava gli ultimi scampoli di energia. Alzò gli occhi e vide che la partita di Enrico era finita e lui stesso stava rientrando negli spogliatoi. Ebbe paura e in uno scatto di orgoglio strinse i muscoli anali in modo da amplificare il piacere al suo amante che, infatti, con altre quattro o cinque spinte, le riempì il culo.
Si accasciò su una panca per recuperare un po’ di energia e tornare al bungalow prima di Enrico. Si accorse che era rimasta sola con il suo amante che, prima di andare a fare una doccia, volle raccogliere con le dita lo sperma che fuoriusciva del suo culo, lo portò alla bocca di Shy e poi la baciò scambiandosi il nettare.
Ebbe i brividi, si alzò e raccolse le sue cose, infilò le mutandine un po’ strappate dalla furia dei ragazzi che l’avevano scopata e ancora la facevano tremare di piacere. I capelli erano sporchi di sperma ormai secco che legava insieme le ciocche dei suoi bei capelli. Aveva macchie di sperma secco e odoroso un po’ su tutto il corpo e sul viso e allungando la lingua poteva assaporare il piacere di quegli spruzzi caldi. Doveva tornare al bungalow, ma non poteva attraversare tutto il villaggio in quello stato. Si pulì sommariamente il viso con il reggiseno del costume, doveva assolutamente anticipare il rientro di Enrico al bungalow e scappò via senza nemmeno aspettare che il suo ultimo amante finisse la doccia per poterlo baciare ancora.
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